Chi usa antiquariato è un nostalgico-romantico? Ecco perché non potremmo mai disfarci di certi oggetti d’arredamento

Anche volendo applicare il metodo Marie Kondo, che invita le persone ad entrare in contatto con gli oggetti nelle proprie case per stabilire quali mantenere e di quali disfarsi, ci sono senza dubbio elementi d’arredo e della mobilia di cui non riusciremmo mai a liberarci… pur se vecchi di secoli. Anzi, forse proprio per quello.

Intramontabili

Innanzitutto, alcuni oggetti di arredamento antichi sono dei veri e propri classici senza tempo, assolutamente intramontabili. Primi fra tutti i dipinti e loro meravigliose ricercate cornici in legno più o meno decorate, poi i tappeti e il loro fascino millenario, i divani e le poltrone ottocentesche. Questi sono solo alcuni esempi di pezzi di antiquariato che ora come allora sono perfetti in quasi tutti gli ambienti e facilmente inseribili in ogni tipo di arredamento d’interni.

Ricordi

Altri elementi d’arredo vintage di cui non riusciremo mai a disfarci sono quelli legati a dei ricordi, d’infanzia magari. Pensiamo alle credenze (ottocentesche, magari) delle nonne, le dispense, i mobiletti da bagno, le cassettiere bombate, i letti in ferro battuto, le ribaltine, ma anche camini secolari e panchine in pietra da giardino. Tutti complementi d’arredo che per noi sono importanti in quanto in qualche modo protagonisti dei nostri ricordi: quando immaginiamo e ricordiamo scene vissute con i nonni, le loro case, i profumi della loro cucina, i giochi all’aria aperta, i riposini pomeridiani o le volte in cui i genitori ci hanno lasciato a dormire da loro. Pensando alle persone care, alle scene di vita vissuta inevitabilmente queste sono inserite nel loro contesto originario, l’inquadratura che fa la nostra mente (per così dire) comprende anche gli ambienti e gli arredamenti. A primo impatto non ci si pensa, ma in realtà più spesso di quanto si crede si fanno delle scelte di arredamento (o anche di vestiario) condizionate da quelli che sono i ricordi lontani.

Emozioni

Altri elementi di antiquariato rimarranno sempre con noi, o continueremo a sceglierli, perché ci suscitano delle emozioni “a pelle”, d’istinto, magari senza un motivo apparente. Donano calore, emozionano, rapiscono lo sguardo per i decori o i colori, per la loro imponenza e solidità. Fanno parte di questa categoria i dipinti antichi – puramente soggettivi -, i tappeti, le specchiere, le suppellettili come i vasi cinesi ad esempio, o le porcellane, le argenterie. Tutti oggetti la cui bellezza è in parte costituita dalla loro età e in parte è vista solo da noi. Provenienti da un altro secolo, da un altro ambiente affascinano e attirano lo sguardo degli amanti del bello.

Storia

Aldilà di essere nostalgici o romantici, sarà comunque disfarsi di certi oggetti di arredamento se si è appassionati di storia e storia dell’arte. La conoscenza, il sapere come è stato costruito un certo manufatto, quanto e dove ha “vissuto” – sia inteso come località che come ceto sociale – faranno sì che il mobile o il suppellettile acquisti una sua “personalità”. Un po’ come fosse vivo, come se “parlasse”. Non un semplice mobile industriale, uguale ad altri centomila, magari di scarsa fattura: si parla di un arredo solido, costruito con ore e ore di lavoro, con materiali magari reperiti con difficoltà, lavorati solo da mani esperte (e rare, quindi), che ha attraversato i decenni e a volte i secoli, le località, le generazioni di famiglie più o meno abbienti per l’epoca. Visto dagli occhi di un appassionato d’arte o di storia, la mobilia non sarà mai un puro e semplice oggetto inanimato, per questo sarà impossibile disfarsene.

Quale che sia il motivo, o sia la somma di tutti questi, è indubbio che disfarsi di un arredo antico su due piedi sia davvero difficile… oltre che folle.